martedì 9 ottobre 2007

L'Onorevole Cosimo Trombetta

Mario Castellani Nato a Roma nel 1906. Morto a Roma il 26 aprile 1978.

Mario Castellani è stato per Totò la spalla ideale. Ha preso parte a ben quarantadue dei circa cento film "girati" dal grande comico napoletano. Probabilmente un record di "coppia cinematografica", quantomeno italiana. Iniziata nel 1945 con il film Il ratto delle sabine, la collaborazione tra i due aveva però radici precedenti. Il primo riscontro lo fornisce il cartellone di Madama follia, uno spettacolo di rivista del 1928. Si tratta del primo spettacolo, di livello nazionale, in cui compare per la prima volta il nome di Totò accanto a quello della diva del momento, Isa Bluette, e tra i protagonisti c'è anche Mario Castellani. E' la loro prima esperienza professionale in comune. Resterà un episodio isolato. Sino a quando i due non si ritroveranno. Come racconta lo stesso Castellani: "Incontrai Totò nel 1927. Lui proveniva dal varietà, io dall'operetta. Allora le riviste erano a filo conduttore ed eravamo i due comici della rivista. Poi ci lasciammo per delle vicissitudini dovute alla tremenda crisi del teatro e ci riunimmo nel 1941. In compagnia c'era Anna Magnani e facemmo teatro assieme e poi ho continuato con lui per anni anni e anni, in teatro e in cinema." (Mario Castellani - intervista alla Rai dopo la morte di Totò, nel 1967).

Nel 1941, dunque, i due si ritrovano, ancora una volta in uno spettacolo di rivista, Quando meno te l'aspetti. Non sarà stato da questo momento che il "comico" Castellani si trasforma in "spalla" di Totò. Certo è però che tra i due non c'è più il rapporto che intercorre tra i "due comici della rivista". Totò ha già raggiunto il successo. A teatro ha il nome "in ditta", come si dice. Ed è già iniziata la sua esperienza cinematografica. Lo riconosce lo stesso Castellani, quando, alla morte di Totò, dichiara: "Totò è stato un caposcuola, ha insegnato un po' a tutti, tutti hanno attinto e attingeranno ancora da lui per molto tempo. Le cose che Totò poteva insegnare sono innumerevoli. La meccanica, la tecnica, l'improvvisazione, il gioco mimico, perché era un grandissimo mimo." Una dichiarazione che lascia intuire una profonda ammirazione, la stessa che ha alimentato e sviluppato in simbiotico il rapporto "spalla-comico", così come Totò evidentemente l'intendeva.

Castellani era un buon attore e aveva tutte le caratteristiche artistiche per essere una "buona" spalla, ma avrebbe ridotto il suo il ruolo a poco più che una presenza, a fronte dell'aggressività di Totò, se non avesse integrato, con le sue qualità umane e intellettuali, il rapporto con il grande comico. La loro diviene un'amicizia profonda che ha riverberi anche in palcoscenico e a cinema. Tant'è che Totò lo considera indispensabile. Lo vuole sempre accanto e, quando nel cast non c'è posto per lui, chiede e ottiene che sia scritturato come aiuto-regista.

Questo capita, in particolare, dopo il 1957, quando Totò, colpito da una grave malattia agli occhi, diviene semi-cieco. Da allora in poi il rapporto, umano e artistico, ha modo di evidenziarsi nella sua totale completezza. Castellani, che sia o meno nel cast, resta sempre al fianco di Totò, gli legge la parte, gli spiega, a lui quasi cieco, come è disposta la scena e i movimenti che deve fare.

Già prima, però, di questo dramma che colpisce Totò, Castellani-spalla ha accettato il ruolo di "vittima" al quale lo costringe la comicità esuberante ed aggressiva dell'amico.

Racconta Totò: "Nello sketch del vagone letto, qualche volta finiva per arrabbiarsi sul serio perché io lo angariavo in ogni modo, gli impedivo di dormire, gli gettavo la valigia dalla finestra, gli ripetevo una dopo l'altra le mie solite frasi di disturbo: "lei non sa chi sono io, ma mi facci il piacere....".
Insomma un tormento! A cui evidentemente Castellani si sottopone volentieri, e non solo per amicizia. La sua carriera professionale è indissolubilmente legata a Totò e questo lo sa bene, tant'è che in seguito si limitano alle dita di una mano le altre occasioni di lavoro che gli capitano, e tutte di routine. Mentre Totò completa la sua carriera lavorando con registi di fama internazionale (Lattuada, Pasolini, Dino Risi)
Una dedizione, per concludere, assoluta che, sul piano artistico, si è, nella sostanza, trasformata in plagio. E questa non è un'accusa al grande comico. Totò era Totò e la sua carica di prevaricazione era una connotazione naturale e ineliminabile della sua comicità. Che è stata certamente esaltata dalla recitazione remissiva e accondiscendente di Castellani. Entrambi ne erano perfettamente coscienti, diversamente non avrebbero lavorato tanto assieme.
Il merito maggiore di Castellani sta proprio in questo: nell'aver capito che, attraverso il suo modo di essere attore, si esaltavano le qualità migliori di Totò.

www.antoniodecurtis.org



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grandissimo Mario ..........

Anonimo ha detto...

ONOREVOLE MA CHI? IO! MA MI FACCIA IL PIACERE!!
http://blog.libero.it/signorisinasce